venerdì 16 novembre 2012

L'emendamento necessario


pubblicato da NOTIZIE RADICALI


“La votazione che ci apprestiamo a fare è una votazione per niente banale, ma è una votazione che segna o segnerà una svolta o una continuità sostanziale con quella che è stata la nostra storia e la nostra forza”. Con queste parole, durante la fase di votazione dell’XI Congresso di Radicali Italiani, Emma Bonino ha iniziato il suo intervento in favore dell’emendamento all’art.1 dello Statuto, avente come primo firmatario il tesoriere Michele De Lucia.

L’emendamento, come letto dal presidente Silvio Viale, recita: All’art. 1 dopo le parole “il Presidente del Congresso” e prima delle parole “il movimento che ha sede in Roma” si inserisce il seguente comma "Radicali Italiani in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali".

Fin dalla sua fondazione nel 2001, Radicali Italiani non ha mai partecipato direttamente ad elezioni e l’emendamento, dunque, poteva apparire scontato, ma, considerata la spaccatura fra i congressisti, non possiamo certo affermare che sia stato così. Evidentemente, molti Radicali (e, fra di loro, anche vari dirigenti) considerano plausibile, e forse persino utile, l’ipotesi di presentare liste autonome da parte di Radicali Italiani.

Seguire questa strada sarebbe stato, a mio avviso, un grave errore, per ragioni che provo a spiegare.

Innanzitutto, come già ricordato, Radicali Italiani non ha mai preso parte, in quanto tale, alle elezioni e ciò non gli ha assolutamente impedito né di esistere né di fare politica, contribuendo, fra l’altro, ai soggetti elettorali radicali che si sono organizzati negli ultimi anni: la Lista Bonino-Pannella e la Rosa nel Pugno.

L’emendamento approvato, inoltre, conforma lo statuto di Radicali Italiani a quello del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito (del quale Radicali italiani è soggetto costituente) che all’art. 1 recita: “Il Partito Radicale in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali”. La non partecipazione diretta alle elezioni è uno dei tratti fondamentali del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito; un altro tratto fondamentale, strettamente connesso al primo, è il doppio tesseramento: il Partito Radicale, il partito al quale chiunque può iscriversi. Come ha ricordato Marco Pannella nella sua ultima conversazione domenicale su Radio Radicale: “Non c’è precedente di organizzazione politica connotato da questo”.

Con l’approvazione dell’emendamento, Radicali Italiani si connota, quindi, maggiormente come “transpartito”, ovvero come partito aperto a tutte le provenienze e le militanze, “la contraddizione come ricchezza fra distinti e non necessariamente tra opposti”. Fra l’altro, ciò dovrebbe giovare a un movimento in cronica penuria di iscritti e al quale il Partito Radicale, in questi ultimi anni, ha destinato enormi risorse.

Infine, mentre Radicali Italiani può contare su oltre mille iscritti, sono oltre quattromila quelli iscritti alla “galassia radicale”. Quindi, Radicali Italiani non potrebbe in nessun caso arrogarsi il diritto di essere la forza promotrice di iniziative elettorali perché questo finirebbe con l’escludere un grande numero di compagni radicali, ma non tesserati di Radicali Italiani.

Più in generale, occorre interrogarsi sull’opportunità della partecipazione a competizioni elettorali che saranno caratterizzate, ancora una volta, dall’illegalità. In questo senso, il Lazio rappresenta un caso di portata nazionale nel quale, a mio avviso, bisognerebbe considerare la presentazione del simbolo del 2010: quello della Lista Bonino-Pannella, il soggetto politico elettorale che offre le massime garanzie di trasparenza e legalità per l’indiscussa integrità morale di Marco Pannella. Non è un caso che, in epoca di ruberie e scandali politici, i radicali siano ancora una volta estranei ad ogni forma di malversazione o, come recita un “hashtag” di moda: #tranneiradicali.

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