martedì 23 ottobre 2012

Che cosa mi aspetto dal congresso di Radicali italiani...


pubblicato da NOTIZIE RADICALI


L’undicesimo congresso di Radicali italiani avrà luogo a Roma, all’hotel Ergife, dal 1 al 4 novembre. Come “Notizie Radicali” abbiamo pensato che poteva essere utile offrire uno spazio di riflessione, confronto e dibattito; e per questo abbiamo chiesto a un certo numero di compagne e compagni di rispondere alla domanda “aperta”: “che cosa mi aspetto dal Congresso”. Nel senso di: cosa suggerisco, cosa propongo, cosa penso che debba essere fatto. E’ evidente che al di là dell’invito fatto per avviare la riflessione, il dibattito è aperto a chiunque vorrà intervenire. Abbiamo già pubblicato i contributi di Romano Scozzafava e Maurizio Bolognetti (15 ottobre); Claudio M. Radaelli (16 ottobre); Laura Arconti (17 ottobre); Guido Biancardi (18 ottobre); Emanuele Rigitano (19 ottobre); Emiliano Silvestri (20 ottobre). Oggi è la volta di Andrea de Liberato. Per intervenire, inviare i contributi a: va.vecellio@mail.com





Il Congresso del 2012 di Radicali Italiani si svolgerà in un momento che si rivelerà probabilmente decisivo per la politica e per il futuro non solo dei Radicali, ma dell’intero Paese. Emma Bonino ha annunciato la partecipazione “ad ogni livello” di liste radicali che, come specificato da Marco Pannella, saranno “liste aperte”.

Innanzitutto, dovranno essere ovviamente aperte agli esponenti della comunità carceraria: a chi è stato o è tuttora vittima del vergognoso stato delle carceri italiane, il termometro dell’inciviltà antidemocratica e illegale della Giustizia nel nostro Paese. Mi auguro che le liste radicali abbiano la possibilità di ospitare personalità del mondo dell'arte e della cultura, rinnovando una tradizione che vede in Leonardo Sciascia una delle sue espressioni più nobili e confermando di saper tenere vivo un legame con il mondo culturale ed accademico, che si è rivelato un fattore spesso decisivo nel ruolo di avanguardia politica svolto dai Radicali. Inoltre, le liste radicali dovranno essere aperte ai liberali, agli ecologisti, ai socialisti liberali.

I liberali sono sparsi nei grandi partiti oppure riuniti in piccoli gruppi, spesso di recente formazione. Anche i socialisti appaiono divisi in varie formazioni politiche ed la maggiore (l’unica che abbia un peso elettorale minimamente rilevante, il PSI) aderisce già all’Alleanza di (centro)sinistra, imperniata su Bersani e sul Partito Democratico. I Verdi, da parte loro, hanno dato vita a un’aggregazione ecologista che, sebbene leggermente in crescita, difficilmente riuscirà a sopravvivere da sola.

Per le liste annunciate dai due leader radicali si pone il problema del simbolo elettorale: quello della Lista Pannella-Bonino identifica esclusivamente la realtà radicale e, a rigor di logica, si dovrebbe utilizzare qualora le liste rimangano esclusivamente radicali, anche in virtù della sua maggiore riconoscibilità. Un’alternativa è la Rosa nel Pugno che può rappresentare, come già nel 2006, qualcosa di più ampio. Al tempo stesso, però, quel simbolo resta strettamente legato, almeno nelle sue ascendenze mitterandiane, all’esperienza socialista liberale e rischierebbe di rivelarsi escludente verso una parte del mondo liberale.

Si tratterà di verificare, infine, chi possa essere disposto ad aggregarsi nelle liste radicali, avendo ben presente che l'analisi e la proposta radicale, come il libro giallo della "Peste italiana", restano qualcosa di unico e non vengono condivise generalmente dagli altri partiti.

Mario Staderini, il segretario di Radicali Italiani, ha annunciato, durante il recente Comitato Nazionale, la presentazione di tre “pacchetti referendari”: sei referendum che investono una parte essenziale della politica e della storia radicale. Promuovere questi referendum è un obiettivo ambiziosissimo, ma doveroso, come necessaria risposta all’antipolitica trionfante e sfascista.

La raccolta di firme per le liste radicali e per i referendum sarà portata avanti in condizioni difficili, sia da un punto di vista organizzativo che finanziario. Le casse sono pressoché vuote perché l’autofinanziamento, in tempi di crisi, è sempre più difficile e si è attinto ai rimborsi elettorali solo per la quota effettivamente spesa alle elezioni ovvero in misura infinitamente minore rispetto a tutte le altre forze politiche (anche a quelle che hanno preso meno voti della Lista Bonino Pannella).

Il problema finanziario è, quindi, prioritario ed ineludibile se si vogliono affrontare le prossime elezioni nazionali ed amministrative con liste autonome ed alternative, portando al contempo avanti un’iniziativa referendaria. Da un lato, si potrebbe intaccare il patrimonio della galassia, avendo ben presente che si tratterebbe di una strada senza ritorno e che alcune soluzioni (come la vendita della sede di via Torre Argentina) comporterebbero comunque nuove spese. Dall’altro, sarebbe suggestivo riuscire a mettere in piedi una campagna che riporti in vita un vecchio slogan: “I Radicali: o li scegli o li sciogli”.

mercoledì 17 ottobre 2012

La bomba ecologica del Lazio

pubblicato da NOTIZIE RADICALI


La bomba ecologica dei rifiuti di Roma continua ad essere allegramente sottovalutata, in un grottesco balletto che vede protagonisti i governanti laziali.

Il “piano per Roma” presentato dal ministro Corrado Clini prevede il ripristino della legalità nell’ambito del trattamento dei rifiuti, in ottemperanza alle direttive europee e alle leggi italiane: cinquanta per cento di raccolta differen ziata entro il 2014 (rispetto all’attuale misero venticinque per cento), il recupero di materia ed energia, l’uso delle discariche come soluzione residuale per la quota di rifiuti non recuperabili completare il sistema di impianti di TMB (trattamento meccanico-biologico) e degli impianti per la valorizzazione energetica dei rifiuti.Il “piano per Roma” è stato sinora l’unico vero punto d’accordo fra la regione del Lazio, la provincia e il comune di Roma. Esso individua una graduatoria dei siti in cui realizzare la discarica “provvisoria” che per due o tre anni dovrebbe sostituire Malagrotta. L’elenco dei siti si basa, malauguratamente, su quello predisposto dalla Regione e già bocciato dalla Commissione Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che lo considera “inadeguato, perché doveva essere frutto di un’attività istruttoria sul campo”.

Il piano di Clini aggiunge, ai siti a suo tempo individuati dalle regioni, quello di Monte Carnevale: un sito militare posto sopra uno strato di argilla di 100 metri ed attiguo alla Valle del Galeria, il territorio già massacrato dalla criminale discarica di Malagrotta.

Gli enti locali si oppongono ed inizia un tragicomico gioco dell’oca che dapprima si ferma a Corcolle, a due passi da Villa Adriana: le proteste internazionali e le minacce dell’Unesco inducono l’allora commissario ai rifiuti Giuseppe Pecoraro a desistere e a presentare le dimissioni.

Ma la politica non si sogna nemmeno di fare il suo mestiere e viene nominato un nuovo commissario: il prefetto Goffredo Sottile, che punta su Pian dell’Olmo, un sito già scartato anni prima dalla stessa Regione, poi misteriosamente ricomparso sotto gli auspici dell’onnipresente Manlio Cerroni, il patron della Colari (Consorzio Laziale dei Rifiuti) che da decenni gestisce la discarica di Malagrotta e lo smaltimento dei rifiuti nella Capitale. La protesta nonviolenta dei cittadini di Riano (comune distante poche centinaia di metri da Pian dell’Olmo) e della valle Tiberina si realizza con l’occupazione pacifica della località in cui dovrebbe sorgere la discarica. Un’altra volta, si deve fare dietrofront: la cava di Pian dell’Olmo è troppo piccola e necessiterebbe di opere di adeguamento costosissime quanto di dubbia efficacia.

Si ritorna, infine, a Monti dell’Ortaccio, a due passi da Malagrotta, un sito già scartato dai tecnici dell’ex commissario Pecoraro che hanno dichiarato: “L’area presenta un livello di contaminazione e inquinamento che rappresenta un fattore escludente non derogabile. E risulta troppo vicino a frazioni e centri abitati”. Già in precedenza l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) aveva escluso Monti dell’Ortaccio per motivi simili. Il XV municipio XV ha ordinato l’immediata sospensione dei lavori in corso sul sito ed il ripristino dello stato dei luoghi. Infatti, Monti dell’Ortaccio è una enorme cava, di proprietà del “re dei rifiuti” Manlio Cerroni, creatasi negli anni per portare a Malagrotta la terra per sotterrare i rifiuti. Insomma, assistiamo ancora una volta a pratiche che dovrebbero essere terminate da decenni: la priorità pare essere trovare, nel più breve tempo possibile, una cava dismessa o una qualunque buca già esistente per scaraventarci dentro quotidianamente migliaia di tonnellate di rifiuti non trattati.

Inoltre, il prefetto Sottile deve incassare, oltre al “no” del sindaco Alemanno, anche la bocciatura di Monti dell’Ortaccio da parte della Conferenza dei Servizi, organismo in cui siedono, fra gli altri, Comune, Regione, Provincia.

Come se non bastasse, un’altra tegola rischia di cadere sulla testa del commissario Sottile: a novembre 2011, il prefetto Pecoraro chiede se può affidare la gestione dello smaltimento direttamente ai privati e l’Avvocatura dello Stato risponde che “bisogna rispettare i principi di libera concorrenza, trasparenza, pubblicità” con una gara pubblica. Il contrario di quanto sta accadendo con Monti dell’Ortaccio e l’avvocato Manlio Cerroni, che è già proprietario dell’area e tratta direttamente con le Autorità.

Per dare un’idea del livello del commissario attualmente in carica, riportiamo uno stralcio dell’audizione parlamentare di Sottile presso la cosiddetta commissione “ecomafie”, presieduta da Gaetano Pecorella che chiede a Sottile: “Farete prima delle verifiche oppure andremo avanti ad indicare luoghi che si rivelano non adatti?”. “Si allungano i tempi”, la risposta. Ancora Pecorella: “Così si allungano di più”.

Ma Sottile, nonostante i pareri negativi, insiste su Monti dell’Ortaccio ed è pronto a ricevere prossimamente, da parte di Cerroni, “integrazioni al progetto per la discarica temporanea, che dovremo esaminare per esprimere delle valutazioni'', mentre Alemanno vagheggia di fantomatiche alternative che sarebbe pronto a presentare.

Nel frattempo, Malagrotta va verso l’ennesima proroga: l’ultima scade il 31 dicembre. La mega discarica romana è incapiente da anni ed è oggetto di procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea: quotidianamente vengono sotterrate migliaia di tonnellate di rifiuti non trattati (c.d. “talquale”) in barba alle leggi nazionali ed europee e infischiandosene della salute dei cittadini.

Le normative impongono di interrare solo rifiuti trattati, ma non tutti gli impianti (termovalorizzatori/inceneritori e impianti per il trattamento meccanico biologico/tmb) funzionano a pieno regime. Secondo i dirigenti dell’azienda municipalizzata Ama mancherebbe un’autorizzazione regionale, mentre Paolo Stella, direttore tecnico di un’azienda del gruppo Cerroni, che riferendosi all’Ama rilascia una dichiarazione agghiacciante: “Da uomo della strada, dico che costa di meno portarli in discarica: loro sono una Spa», Fra il ministro tecnico Corrado Clini e i commissari prefettizi che si sono succeduti, Pecoraro e Sottile, la grande assente è la politica. Del resto, la stessa commissione parlamentare rileva “l’inopportunità di ricorrere a strutture emergenziali, che consentono agli enti locali di sottrarsi alle decisioni”.

E’ l’ennesimo disastro della partitocrazia: a parole tutti sono contro la proposta di Sottile su Monti dell’Ortaccio, ma nessuno riesce a indicare un’alternativa. Né Gianni Alemanno, il cui assessore De Lillo già nel 2010 dichiarava che “nel territorio di Roma Capitale non vi sono aree idonee”. Né Nicola Zingaretti, che cinicamente ha continuato ad insistere su un sito inidoneo ma lontano da Roma come Pian dell’Olmo perché convinto di candidarsi a sindaco (chissà come rimedierà ora che corre per la Regione). Né tantomeno l’ormai dimissionaria Renata Polverini, che già mesi prima dello scandalo che l’ha vista protagonista si trincerava dietro ripetuti “no comment” a fronte dell’evidente fallimento del piano regionale di cui si era fatta promotrice.

A nulla valgono i giusti richiami del ministro Clini: “Quello dei rifiuti del Lazio è un sistema assurdo che fa comodo a chi amministra. Tocca a loro decidere il sito definitivo. Hanno le competenze, le esercitino”.

Sia Alemanno che Zingaretti sono papabili candidati alle prossime elezioni e non vogliono sporcarsi le mani, così come una Polverini ansiosa di riciclarsi e ben radicata elettoralmente nel Lazio. Meglio dichiararsi populisticamente contrari a qualsiasi soluzione o prospettare scenari ottimisticamente fantascientifici e passare la patata bollente al commissario governativo.

Eppure la soluzione ci sarebbe: la strategia “Rifiuti Zero” indicata da Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali della Lista Bonino Pannella. Riutilizzare tutti i prodotti, attraverso una vita ciclica delle risorse e facendo tendere allo zero i rifiuti da conferire in discarica: una strategia vincente che sta già dando risultati miracolosi, come a San Francisco.