mercoledì 11 aprile 2012

La bomba ecologica di Renata Polverini/2


pubblicato da NOTIZIE RADICALI


Il Piano Rifiuti, approvato in gennaio dal Consiglio Regionale del Lazio, prevede già di non rispettare le leggi nazionali riguardo alla raccolta differenziata dei rifiuti. Esso contiene, infatti, due diversi “scenari”. Da un lato, troviamo uno “scenario di piano” e fin qui tutto bene: entro l’anno si raggiungerà il 65 per cento di raccolta differenziata, rispettando quanto previsto dalle vigenti leggi.

Continuando a leggere il testo del Piano Rifiuti, ci imbattiamo, però, nella trappola, ovvero nello “scenario di controllo”, secondo il quale “potranno essere autorizzate ulteriori capacità di trattamento per il rifiuto indifferenziato e di termovalorizzazione” qualora non si raggiungano gli obiettivi previsti dalla legge sulla raccolta differenziata, cioè non si riesca a gestire in maniera legale il ciclo dei rifiuti. Infatti, la triste realtà vede Roma inchiodata a un misero 20 per cento nella raccolta differenziata e l’ipocrita Piano Rifiuti di Renata Polverini si rassegna a derogare alla legge.

In materia di smaltimento dei rifiuti, purtroppo, le deroghe sono una consuetudine. Ogni anno, infatti, le manovre finanziarie (da ultima quella del governo Monti) hanno permesso di derogare alle Direttive europee e di perseverare nell’interrare rifiuti non trattati in discarica (il cosiddetto “tal quale”). Oggi, oltre il 30 per cento dei rifiuti che arrivano a Malagrotta (la più grande discarica europea che ingurgita da un trentennio i rifiuti della capitale) non sono preventivamente trattati. Nel 2010 erano addirittura l’80 per cento, mentre le norme comunitarie prevedono che non possano essere assolutamente smaltiti in discarica rifiuti non trattati.

Come se non bastasse, nel Piano della Polverini troviamo un’ulteriore riprova della mancata volontà politica di realizzare lo “scenario di piano”, ovvero di rispettare la legalità: se la raccolta differenziata raggiungesse quanto stabilito dalla legge non vi sarebbe, infatti, alcun bisogno di ulteriori impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) dei rifiuti, che invece sono previsti.

Il pasticciato Piano della Polverini dispone, inoltre, l’individuazione di siti che andranno a sostituire “provvisoriamente” (in realtà, per ben tre anni) la discarica di Malagrotta, mentre sito definitivo (con inceneritore / termovalorizzatore incluso) verrebbe realizzato a Fiumicino, in località Pizzo del Prete.

La Polverini, già in debito di ossigeno, per sbrogliare la matassa si rivolge disperata al governo Berlusconi che nomina un commissario , nella persona del prefetto Giuseppe Pecoraro, un commissario ad-hoc per chiudere Malagrotta (già oggetto, come vedremo, di una procedura di infrazione europea) e gestire l’emergenza.

Il prefetto sceglie frettolosamente due siti che vengono sonoramente bocciati: quello di Corcolle-San Vittorino dal Ministero per i Beni Culturali in quanto troppo vicino alle meraviglie archeologiche di Villa Adriana, quello di Riano (in località Quadro Alto) dall’Autorità di Bacino del Tevere, in quanto a rischio esondazione. Le bocciature sono l’ovvio risultato di un approccio incredibilmente superficiale da parte del commissario Pecoraro, i cui tecnici dichiarano che “tutte le informazioni sui siti sono rese più sulla base di dati bibliografici che su indagini in loco”.
In questo pasticcio, è intervenuto il Governo, nella persona del ministro per l’ambiente Corrado Clini, che ha convocato le autorità coinvolte e ha redatto un progetto di emergenza, il cosiddetto Piano per Roma.

Ma gli obiettivi indicati nel Piano governativo vengono giudicati troppo ambiziosi e considerati irrealistici da Polverini. Eppure, si tratterebbe di raggiungere, nella raccolta differenziata, un modesto 50 per cento, ben al di sotto di quanto previsto dalle normative nazionali attuali e dallo stesso Piano Rifiuti della Polverini, che smentisce clamorosamente se stessa. Del resto, la sola esistenza di un Piano per Roma redatto dopo l’approvazione di quello regionale suona come una severa bocciatura dell’operato di Polverini e della sua giunta, come peraltro chiaramente affermato dallo stesso Clini, secondo il quale dal Piano rifiuti regionale "non è ricavabile la soluzione a regime per la gestione dei rifiuti a Roma".

Di fronte a una vergognosa ulteriore proroga di Malagrotta fino al prossimo 31 dicembre, prosegue quella che Clini definisce una “grave procedura di infrazione in cui l'Unione europea ci chiede perché nella capitale non si riesca fa re quello che si fa in altre capitali europee, ovvero differenziata, recupero dei rifiuti e recupero energetico”.

Altrove, amministratori capaci ottengono risultati importanti: il comune di Salerno, per esempio, è riuscito a passare, in un solo anno, dal 14 per cento al 50 per cento nella raccolta differenziata dei rifiuti ed anche Napoli in pochi mesi ha compiuto notevoli progressi.

A Roma, invece, si brancola ancora nel buio e, riguardo al sito “provvisorio”, aleggiano le ipotesi più disparate: dai siti militari di Allumiere, Torre Astura e Castel Madama (sui primi due, però, insisterebbero vincoli di carattere paesaggistico) a Pian dell’Olmo, località che si trova nel XX Municipio di Roma e del tutto inutilizzabile, essendo anch’essa a grave rischio esondazione secondo l’Autorità di Bacino del Tevere. Inoltre, Pian dell’Olmo verrebbe presto esaurita perché potrebbe contenere circa ottocentomila tonnellate di rifiuti, ovvero quello che Roma produce, ai ritmi attuali, in circa un semestre. Infatti, su cinquemila tonnellate prodotte quotidianamente dalla capitale, solo mille sono riciclate attraverso la raccolta differenziata. Ergo, quattromila finiscono ancora in discarica e oltre mille sono costituite da rifiuti “tal quale”, in barba a ogni norma europea e al rispetto della salute dei cittadini.

Tristemente, mentre negli Stati Uniti una metropoli come San Francisco propone e realizza un innovativo modello di “rifiuti zero”, nella capitale d’Italia non si riesce nemmeno a rispettare le Direttive europee, mettendo in pratica tecnologie che risalgono ormai a qualche decennio fa e che, non essendo per nulla avveniristiche, rappresentano solo il minimo indispensabile in un Paese civile.

Nessun commento:

Posta un commento